sabato 17 settembre 2011


Gli specialmente abili: i dislessici.

(parte prima)



Dedico questa serie di riflessioni sulla dislessia a mio figlio, cui sono infinitamente grata per avermi svelato, seppure a sua insaputa, la magia della mente umana e delle sue facoltà mai banali: tesori inaspettati come diamanti scintillanti che riaffiorano per caso dall'opaca terra brulla, come la luce delle stelle che si riflette tremolante sulla superficie di acque scure, come il chiarore argenteo e misterioso della luna che scaccia l'abbaglio accecante del sole...



I dislessici sono coloro che hanno, per natura, strategie di apprendimento particolari, diverse dalla maggioranza delle persone.


Sono quindi una minoranza ma il dato statistico non è un metro di valore, tale da stigmatizzare ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.


La loro modalità è distinta semplicemente perché legata a facoltà mentali speciali che utilizzano altri canali. Anzi, proprio la loro capacità di vedere ciò che gli altri non possono – per natura – scorgere immediatamente, rende i dislessici in grado di trovare soluzioni nuove e originali ai problemi, tanto da farli definire, spesso, di intelligenza superiore.


Chi, se non un dislessico come Einstein, poteva elaborare una teoria così innovativa come quella della relatività?
Cito Einstein non tanto per suscitare l’orgoglio di essere dislessico – che nell’attuale contesto sociale e scolastico è più spesso fonte di discriminazioni -, ma perché, in senso culturale, parto dallo stesso principio del relativismo, ripreso da molti indirizzi in varie scienze umane moderne, come nell’antropologia culturale. 
Basti pensare alla suddivisione tra società calde e società fredde compiuta da Lévi-Strauss, il quale ha dimostrato come il sistema dei valori umani è legato al contesto sociale e culturale, e come si possa conoscere la realtà facendo leva su capacità mentali e di osservazione diverse, che oltre tutto spesso conducono allo stesso risultato partendo da presupposti diversi..

Insomma, il dislessico è relativamente diverso, nel senso che lo è relativamente al contesto socio-culturale, che nell’attuale apprendimento istituzionale predilige dei canali a lui ostici, come la lettura e la scrittura. 
Ha bisogno, per questo, di strumenti compensativi e dispensativi, come recita la nuova legge 170 del 2010, che riconosce e tutela i DSA (Disturbi Specifici di Apprendimento) nell’ambito dell’istruzione scolastica. 
La qual cosa può suonare un po’ strana e complicata, ma si tratta solo di ricorrere ad ausili didattici, come le mappe mentali, e utilizzare i nuovi (ormai non più tanto!) strumenti tecnologici, come il computer, il registratore, la calcolatrice ecc. 


Insomma, al passo con i tempi! 

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