giovedì 8 dicembre 2011

Lo sguardo che ricrea



Avete mai immaginato di rincontrare i vostri compagni di liceo? Dopo trent'anni, magari.
Ecco, è quello che mi è capitato ed è stata una grande emozione.

Rincontrare un viso noto e trovarlo, all'inizio, cambiato e poi, subito dopo, uguale a quello che era in passato, mi ha procurato una sorta di voragine.

Tanti anni fa, quando mi trovavo a Londra da qualche mese e parlavo solo inglese, mi è capitato di sentire due ragazze che conversavano: all'inizio non capivo nulla ma, subito dopo e all'improvviso, come se fossi caduta in un abisso e ne fossi riemersa in un attimo, ho compreso tutto: erano italiane!
Ecco, nel rincontrare i miei compagni di liceo ho provato la stessa percezione di voragine, di estraniamento dal presente e di capovolta temporale ed esistenziale: una comunanza recuperata! 

Cos'è quello “zoccolo” duro che il tempo non ha scalfito e che permette di riconoscersi e ritrovarsi, nonostante i percorsi di vita diversi? Esperienze, studi, relazioni hanno lasciato un marchio che però sembra non aver mutato la “chimica” della propria essenza e un linguaggio comune

Eppure, c'è una nuova consapevolezza di ciò che eravamo e che non sapevamo di essere, la capacità di trovare le parole per parlarne e la volontà di ascoltare ed essere ascoltati, e di capire quello che non si riusciva a comprendere dell'altro. O anche solo di ridere insieme, con la spensieratezza di una volta.

La magia del tempo che passa...



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