sabato 29 gennaio 2011

L’eleganza del riccio, ovvero il senso della vita e l’arte di vivere… in altre parole, wabi[1].

Quando esco di casa per recarmi al lavoro, niente e nessuno può convincermi a prendere la macchina. Sull'autobus mi aspetta il momento più delizioso della giornata, quando, pigiata a una massa informe di persone o seduta comodamente, a seconda dell’ora e della fortuna, posso finalmente aprire il mio libro e leggere. E’ così che mi isolo dalla quotidianità e le restituisco un senso, pausa di riflessione e, nello stesso tempo, di fuga… di ritorno a me stessa. In altre parole, il mio momento wabi


Dopo un inizio infausto, subito interrotto con noia, ho ripreso in mano L’eleganza del riccio, più come tributo a mia figlia, che me l’ha regalato. E’ stata una vera sorpresa! Ero pronta a leggerlo.

Così accade con i libri, come con le persone e gli eventi: non sempre si è pronti a coglierli e occorre aspettare il momento propizio. E’ sempre un incontro in cui le parti coinvolte interagiscono, persona, libro, oggetto, animale, nuvole, sole… non fa differenza.

Il libro è un romanzo dall’intreccio appena abbozzato, costruito a due voci, quella di un’umile portinaia e di una ricca ragazzina. Ma cosa le unisce? E una portinaia e un’adolescente cosa c’entrano con un anziano e ricco giapponese? Sono due età e due classi sociali ai poli opposti, da una parte, e due culture antitetiche, l’occidentale e l’orientale, dall’altra. Apparentemente, prevale una visione della vita in contrasto con quella corrente e consumistica, ma in realtà si tratta di due condizioni di vita universali, più che storiche: l’essere animale e l’essere culturale,  il vivere secondo le pulsioni della sopravvivenza e il vivere secondo l’arte e il bello… Conviene leggerlo, per scoprirlo!

Intanto, un piccolo accenno sull’arte, anzi, l’Arte, filo conduttore di tutta la trama:

“Che cosa fa l’Arte per noi? Dà forma e rende visibili le nostre emozioni e, così facendo, conferisce loro quell’impronta di eternità che recano tutte le opere le quali, attraverso una forma particolare, sanno incarnare l’universalità degli affetti umani.
L’impronta dell’eternità…
… l’Arte è l’emozione senza il desiderio.” [2]




[1] In giapponese, forma nascosta del bello, qualità di raffinatezza mascherata di rusticità ( traduzione dal francese di Emanuelle Caillat e Cinzia Poli nell’edizioni e/o di cui alla nota successiva)
[2] da: Muriel Barbery, L’eleganza del riccio, edizioni e/o, pag. 197-198

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