martedì 1 marzo 2011

Donne rubate, donne comprate

Le notizie giornalistiche più recenti parlano incessantemente di donne stuprate oppure di donne che vengono pagate dal potente di turno.

Donne prese con la forza, donne comprate con il consenso delle dirette interessate: ma è poi così rilevante la differenza?  Acquistate o oggetto di furto, sempre di merce si tratta. E la merce non deve pensare, né essere troppo istruita: tutt’al più, ha bisogno di un buon imballaggio... Se poi mostra di avere un’astuzia particolare, facendosi beffa di chi l’ha pagata, allora rientra nello stereotipo del servo astuto, figura chiave della commedia antica, da Plauto 
in poi…


Si parla spesso del rischio di ritorno indietro delle donne occidentali nell’impatto con le culture del terzo e quarto mondo, dove le donne sono considerate inferiori rispetto agli uomini e impossibilitate a svolgere un ruolo pubblico nella società. Gli stupri di questi giorni a Roma sono opera di immigrati: merce rubata.
Gli sbarchi in massa dal Nordafrica comprendono quasi unicamente uomini. Le donne, insieme ai bambini, sono rimaste a casa: quale destino aspetta loro?

Nella società italiana degli ultimi anni, la parola escort è entrata nell'uso quotidiano come se fosse da considerare normale e accettabile che uomini paghino donne in cambio di rapporti sessuali, purtroppo in linea con una lunga tradizione storica. La mercificazione sessuale è a senso unico: sono le donne l’oggetto dello scambio commerciale e questo la dice lunga sul rapporto uomo/donna imperante.
Uomini immigrati come uomini occidentali? Dov’è la differenza nel rapporto con la donna?

Si è parlato tanto delle quote rosa, dell’importanza della presenza femminile nei ruoli istituzionali, ma lo scenario odierno rivela un panorama avvilente dietro parecchie nomine ed elezioni di donne. Quando si cambia il contenuto a una forma, questa forma cambia di segno: è un po’ come la ricorrenza dell’8 marzo, che oggi per molte significa andare in pizzeria con le amiche e, magari, fare il verso ai “maschietti” con provocazioni di bassa lega; ieri, però, l’8 marzo era una giornata di lotta, in cui le donne, operaie, lavoratrici, erano protagoniste della propria emancipazione…

Ovviamente, non tutti gli uomini abbracciano il sistema di valori che imbriglia le donne allo stato di oggetto. Questi uomini, noi li vogliamo al nostro fianco, perché i rapporti umani veri s’intessono tra soggetti, contro ogni mercificazione delle relazioni. Dalle donne deve partire il rifiuto ad alienare la dignità umana, in ogni contesto.

Forse, ora che la mimosa ha cambiato di segno, occorrerebbe cercare un altro simbolo. Per non creare confusione.

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